Fragilità. Una storia, tante storie.
Un viaggio virtuale alla ricerca della fragilità nella storia e nell’arte sacra a Fossano.

L’Ultima cena.
La narratrice è Beatrice Boldrini.
Ultima cena, olio su tela dipinto da Giovanni Claret nel 1644, è situato nella Sacrestia della Cattedrale di Santa Maria e Giovenale in Fossano.
Giovanni Claret, di origine fiamminga, nasce nel cuneese nel 1599, come risulta dai registri della Parrocchia di S.Andrea di Savigliano. Lavora a Savigliano, Bra, Cherasco, Carignano. Ha avuto 12 figli, di cui l’ultimo pittore. Muore all’età di 80 anni.
L’Ultima cena, da lui dipinta, si rifà al terzo anno della vita pubblica di Gesù a Gerusalemme.

Per descrivere il dipinto ho fatto riferimento alla narrazione degli Evangelisti Giovanni, Luca e Matteo. Ora cito i passi:
(…) “In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà”
I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. Ora, uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola a fianco di Gesù, reclinando il capo sul petto di Gesù gli disse:
“Signore, che è”?
(…) “Ho desiderato ardentemente mangiare questa Pasqua con voi”
(…) mentre mangiavano
(…) allora cominciarono a rattristarsi…..
(…) venuta la sera si mise a mensa
(…) ed essi, addolorati profondamente, incominciarono ciascuno a domandarsi: “Sono forse io, Signore”? (…)
Ora descrivo l’istante colto: è il momento conviviale in cui gli Apostoli cenano con Gesù. La scena è movimentata, la composizione dinamica, personaggi costruiti plasticamente in cui è ben visibile la struttura corporea. I panneggi degli abiti hanno sfumature morbide, colori delicati e ben accostati.
L’ambiente è una stanza che appare ampia, ma la scena è focalizzata sulla mensa per portare lo spettatore ad osservarne il contenuto, appunto, il _messaggio evangelico.

La luce, morbida, gioca un ruolo fondamentale mettendo in risalto il carattere dei personaggi ( c’è una ricerca ritrattistica) e la situazione del momento. La conversazione coinvolge lo spettatore: è visibile la loro umanità e fragilità: si coglie l’insicurezza del momento vissuto!
Vi è la ricerca di particolari significativi che richiamano al Vangelo: Giovanni con il capo appoggiato al petto di Gesù, in primo piano Giuda, con in mano il sacchetto con i denari, lui il protagonista!

La composizione è vivace.
Volutamente il secondo piano è scuro per dare maggior risalto al racconto; interessante è il taglio prospettico, rafforzato dalla luce in diagonale che contribuisce a dare profondità. Questa luce che attraversa i personaggi colpendoli dove l’artista vuole evidenziare ci ricorda Caravaggio).
Parole chiave: tenerezza, complicità, ascolto.
Emozione: trasmette calore umano. Sembra di essere lì con loro, percepirne il momento, i loro pensieri, i discorsi… la preoccupazione, gli interrogativi, l’insicurezza… l’incognito!
Riflessione. Punto focale: il Dramma di quella sera ( il colore ha un ruolo importante: tonalità pacate), il fondo scuro, la luce non violenta ma che lascia penetrare nell’intimo è sera… il Dramma di quelle parole che loro non capiscono e che li tormenta… ancora per un po’… non berrò più… dove andrò io voi non potere venire… ma quel momento non è rappresentato come tragico, ma come lo svolgimento della Profezia… la Consumazione, ultima, di una cena con il loro maestro… in tono pacato, sommesso.
Beatrice Boldrini
Associazione Volontari per l’Arte
Fossano, 5 giugno 2020
Viaggio virtuale sulla fragilità
